L'ex presidente Picchioni, Tricarico, Migone tra i presenti: obiettivo 500 mila euro
Comincia dalle 100 persone, riunite ieri nell’oratorio della chiesa di San Filippo Neri dietro piazza San Carlo a Torino, la colletta per il salvataggio del marchio del Salone del Libro. I "pazzi per Torino", così si chiama il comitato che intende partecipare all’asta per comprare Librolandia fissata dal Tribunale di Torino per il 24 dicembre, hanno aperto un conto corrente in Banca Etica e entro la fine della settimana pubblicheranno sulla loro pagina Facebook l’Iban su cui versare il proprio contributo. “L’obiettivo è arrivare almeno alla base d’asta di 500 mila euro - hanno spiegato durante la prima riunione organizzativa - ma nulla vieta di raccogliere di più. E se l’operazione dovesse fallire restituiremo tutto perché noi siamo nati con uno scopo preciso, comprare il marchio del Salone del Libro per scongiurare un scippo da parte di chi potrebbe portarlo via da Torino, ma se non riusciremo a vincere l’asta non abbiamo altri obiettivi e restituiremo quanto raccolto”. Oltre all’Iban sarà attivata anche un crowdfunding attraverso una piattaforma online “per rendere più diffusa e semplice la raccolta dei fondi” ha spiegato una delle promotrici, Irma Ciaramella, avvocata esperta di diritto commerciale.
Con lei, nei “Pazzi per Torino” ci sono anche l’ex assessore delle giunte comunali di Sergio Chiamparino, Roberto Tricarico, oggi barista, l’esponente di Fratelli d’Italia Franco Maria Botta, già assessore regionale negli anni di Enzo Ghigo, e alcuni professionisti torinesi. Così come alla categoria dei professionisti appartengono anche molte delle persone che hanno fatto capolino nella sala dell’oratorio. Ci sono imprenditori, politici e anche Roberta Castellana, una delle madamin del gruppi Si, Torino va avanti, che ha organizzato la manifestazione del 10 novembre in piazza Castello. C’è l’ex patron del Salone, Rolando Picchioni, l'americanista Giangiacomo Migone, promotore due anni fa del manifesto dei 700 amici di Librolandia, l’ex vice presidente del Toroc, il comitato organizzatore di Torino 2006, Pier Paolo Maza.
“Qualsiasi contributo avrà valore – hanno chiarito i promotori - siamo convinti che valgano di più 500 mila persone che mettono un euro, piuttosto che un grande finanziatore che stanzia l'intera cifra”.
Nonostante l’entusiasmo sulla riuscita dell’operazione pesano alcune incognite. A partire dalla complessità della raccolta fondi e dall’entità della cifra. I promotori non hanno escluso che la loro colletta “possa agganciarsi ai contributi annunciati da altri soggetti, come le fondazioni bancarie” ma hanno sottolineato come al momento si tratti solo di promesse e nulla sia stata finora messo nero su bianco. “Noi non intendiamo sostituirci a nessuno - ha spiegato Tricarico - Siamo solo un piccolo vagone che può essere agganciato a una locomotiva. Il problema però è che al momento di locomotive non se ne vedono e quindi a noi tocca partecipare”. Alla riunione ha partecipato anche Silvio Viale, il portavoce del gruppo di fornitori che aspettano dal Salone circa 10.5 milioni di fatture non saldate. “Siamo molto interessati a questa operazione di raccolta fondi - ha spiegato - ma l’obiettivo deve essere non solo quello di comprare il marchio ma anche di salvare il Salone per cui servono molti più soldi alla luce dei debiti che sono stati certificati”.